di Francesco Fagnani
La Polonia, in prima linea nel sostegno all’Ucraina dopo l’invasione russa, sta attuando una duplice politica, volta da una parte a riequipaggiare e potenziare il suo esercito con aggiornati sistemi d’arma occidentali, dall’altra a liberare i suoi arsenali dagli armamenti meno recenti dell’ex Patto di Varsavia presenti, che vengono ceduti all’Ucraina per la propria difesa. Il nodo aeroportuale di Rzeszow, attivissimo fin dai primi giorni della crisi russo-ucraina, è ora protetto da sistemi missilistici Patriot e vede arrivare i carri M1A2 Abrams, che vanno ad affiancare le batterie lanciarazzi Himars già fornite ai polacchi dagli americani. In questa strategia, che potremmo definire di “vasi comunicanti”, i vecchi T 72, i lanciarazzi multipli ex sovietici, pezzi di artiglieria delle precedenti ecc. (tutte armi che comunque, opportunamente aggiornate, possono ancora dire la loro sul campo), prendono la via dell’Ucraina e vengono rimpiazzati con sistemi d’arma avanzatissimi provenienti da oltre oceano. Lo sforzo economico programmato dai polacchi è evidente se si pensa che sarà ben il 4% del PIL ad essere impiegato nel potenziamento delle forze armate del paese.
In una recente intervista al Washington Post, il ministro della Difesa polacco Mariusz Blaszczak, del resto, non fa mistero del fatto che l’obiettivo è quelli di dotarsi della “più grande forza terrestre in Europa”. Le dichiarazioni del ministro avvalorano del resto quanto ormai appare evidente, vale a dire lo spostamento verso est dei capisaldi americani destinati ad opporsi ai russi in futuro. Sempre Blaszczak non fa mistero di voler raddoppiare le dimensioni dell’esercito, portandolo a trecentomila effettivi in un lasso di tempo non precisato; per dare un’idea, l’Esercito Italiano attualmente supera di poco i novantamila.
La Polonia sembra quindi destinata ad un ruolo egemone nella NATO sul ruolo europeo, grazie al sostegno americano. Nelle intenzioni di Varsavia, una volta divenuta anche una formidabile sentinella militare ad Est, potrebbero figurare una maggiore influenza sui paesi baltici e sulle zone ucraine appartenutele in passato. Spostando lo sguardo ai partner “storici” della NATO, si assiste ad una sorta di auto ridimensionamento della funzione guida della Germania, mentre il Regno Unito, libero da vincoli europei, contende alla Polonia la palma dell’atteggiamento più intransigente verso la Russia.
La posizione della Polonia, infatti, potremmo definirla “duale” anche sul versante politico. Mentre i da una parte rapporti con i partner europei sono critici, tanto che alcune decine di milioni di euro non sono stati ancora erogati dalla UE per gli atteggiamenti legati alle politiche governative del paese, dall’altra si assiste all’arrivo di cospicui finanziamenti dagli USA, quasi trecento milioni di dollari, finalizzati all’acquisto di armi. Questo consente di fatto alla Polonia di poter utilizzare le sue risorse interne, senza di fatto doversi accollare i progetti di riarmo.