Messe al bando a livello internazionale con il trattato firmato a Dublino il 30 maggio del 2008 e ratificato con la Convenzione ONU del 1° agosto 2010, le bombe a grappolo (o cluster bomb) rappresentano uno dei tipi delle cosiddette “armi a saturazione di area”. Sono costituite da un box, che può essere l’ogiva di un missile o di un proiettile, un contenitore autopropulso oppure sganciato da aerei, al cui interno sono contenuti svariati ordigni (bomblets) destinati a disperdersi nell’area in cui il raccoglitore (cluster) le rilascia. Le bombe a grappolo possono contenere vari tipi di ordigni, essenzialmente riconducibili a tre categorie: antiuomo, anticarro, combinato. Nella loro caduta le bomblets (o submunizioni) possono essere frenate da un piccolo paracadute, in modo da far allontanare il vettore aereo che le ha sganciate in tutta sicurezza.
Le submunizioni anticarro sono essenzialmente a carica cava, cioè in grado di esplodere generando un dardo di metallo fuso ad altissima temperatura, capace di colpire il carro armato nemico e provocarne la deflagrazione incendiandone l’interno. Questo tipo di ordigno è capace, in alcune versioni, anche di puntare autonomamente verso i carri avversari. Le bombe a grappolo antiuomo di solito sono fatte per creare danni grazie alla cosiddetta “frammentazione”, vala a dire la proiezione di schegge, in grado di neutralizzare le truppe nemiche in un raggio importante intorno all’esplosione. Le cluster bomb di tipo combinato riuniscono al loro interno submunizioni antiuomo e anticarro, unendo a queste, a seconda delle necessità operative, anche ordigni di tipo incendiario. Alcuni modelli di bombe a grappolo americane sono in grado anche di indurre dei cortocircuiti nelle reti elettriche avversarie, grazie al materiale conduttore di cui sono costituite. La fibra di carbonio (o di vetro ricoperta in alluminio) di questo tipo di bombe è in grado, una volta disseminata sul territorio, di rendere molto difficile anche la rimessa in funzione della rete elettrica, grazie a nuovi cortocircuiti che si generano appena riparte l’erogazione. che hanno lo scopo di cortocircuitare i conduttori delle linee in molteplici punti, in modo da renderne anche difficoltosa la riattivazione.
Il grosso problema etico delle bome a grappolo è che una percentuale significativa di queste non esplode, restando disseminata sul terreno, divenendo fonte di altissimo rischio per la popolazione civile che, anche distanza di anni. In Kosovo e in Afghanistan, ad esempio, si stima che di quelle lanciate dagli USA, almeno il 10% sia rimasto attivo. al suolo, provocando una serie elevatissima di mutilazioni menomazioni fra i civili, bambini compresi. La decisone di Biden di fornire bombe a grappolo all’Ucraina è quindi destinata a creare notevoli malumori e, soprattutto, a mettere in seria difficoltà tutti quei Paesi, alleati compresi, che, a differenza degli USA, hanno ratificato la messa al bando di questi ordigni. Fra questi l’Italia, che ha fatto sua la Convenzione ONU siglando l’accoro a Oslo nel 2008 e ratificandolo nel 21 settembre 2011 (proposta di legge del 2010). Lo stesso Parlamento Europeo, a seguito delle varie interrogazioni presentate negli scorsi anni circa i danni in Kosovo e Afghanistan, ha messo al bando le cluster bomb. Ricordiamo che esse allo stato sono fuori dagli accordi internazionali di messa al bando USA, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, Brasile, Iran, Arabia Saudita ed altre nazioni minori.
Biden ha affermato che le bombe a grappolo sono necessarie agli ucraini, che stanno rimanendo senza munizioni. Molto più semplicemente potrebbero essersi esaurite quelle ex sovietiche utilizzate finora dagli ucraini, oppure la prevalenza dei pezzi di artiglieria di provenienza occidentale, rispetto ai quali le munizioni con bomblets ucraine non sono compatibili, rende necessario l’invio di quelle americane. Le assicurazioni del presidente americano e degli ucraini rispetto al fatto che questo tipo di ordigno non verrà lanciato sulla Russia sembrano fare il paio con quelle delle prime fasi del conflitto che attribuivano alle armi inviate in Ucraina una valenza “difensiva” o “offensiva”. Intanto, la decisone di impiegare le bombe a grappolo sui territori contesi mette indifferentemente a rischio sia la popolazione filorussa che quella filoucraina.
Dalle prime prese di posizione, gli aspetti etici alla base di questa decisone rischiano di dilatare le crepe già sottotraccia in alcuni partner europei, mentre forti critiche si alzano delle organizzazioni umanitarie.